Attacchi di panico: cosa sono, come si manifestano, come si curano

Ieri quando vi parlavo delle tecniche per rilassarsi con la respirazione ho accennato al fatto che in tutta questa storia ( sto scrivendo nei giorni del Corona Virus) ho temuto e tempo di tornare vittima degli attacchi di panico. Penserete che sono esagerata ma non è  affatto così perché il mio timore ha ragioni ben precise. 

In situazioni di questo genere, estremamente stressanti per chiunque, chi in passato ha avuto problemi di panico o depressione è molto più vulnerabile di chi non ne ha mai sofferto. Io ho convissuto con i disturbo da attacchi di panico peer 30 anni e quindi capirete bene che sono un soggetto ad alto rischio ricaduta in questo momento.

Non è la paura della malattia in se, o il fatto di restare chiusa ad angosciarmi ma piuttosto il totale isolamento. Vivo sola da molti anni, è vero, ma un conto è vivere soli ma essere sempre in giro per lavoro o per svago, e parlare continuamente con qualcuno, un conto non poter avere alcun contatto umano reale per così tanto tempo (oggi sono 12 giorni).  Prende male, molto male. Aggiungete che ho avuto pure l’influenza ed ecco il rischio di ricaduta servito su un piatto d’argento! 

Fortunatamente al momento reggo e spero di continuare così, intanto passo le giornate a scrivere ruota libera ed oggi ho pensato di raccontare cosa è il panico ma anche come è stato per me e come ne sono uscita (anche se a dire il vero non lo so neppure io di preciso). Buona lettura!

Nota: questo articolo vuole fornire solo informazioni generali ed un’esperienza personale per approfondimenti medici vi invito a leggere articoli di siti specializzati)  

attacchi di panico, mano oltre un vetro, richiesta di aiuto

Cosa sono gli attacchi di panico

Gli attacchi di panico consistono in un improvviso e spropositato aumento dell’ansia che ci porta a provare una serie di intensi sintomi.

I sintomi dell’attacco di panico sono:

  • sudorazione
  • palpitazioni e tachicardia
  • dolore al petto
  • senso di soffocamento
  • vertigini
  • nausea 
  • paura di morire
  • paura di perdere il controllo o di impazzire 
  • sensazioni di instabilità e sbandamento
  • derealizzazione (percezione della realtà che ci circonda come irreale, con un senso   distacco da essa e di stordimento)
  • depersonalizzazione ( senso di distacco o estraneità da se stessi, dal proprio corpo e dai propri pensieri)
  • Brividi
  • Vampate di calore
  • Parestesie

L’attacco di panico inizia in maniera improvvisa raggiungendo il suo apice nei primi 5/10 minuti ed ha una durata media di  circa 20 minuti ma può durare anche molto meno o molto di più.

Nel corso di un attacco di panico per fortuna questi sintomi non si manifestano tutti contemporaneamente ma in genere l’attacco è caratterizzato solo da alcuni. L’attacco non è poi detto che sia sempre uguale in termini di sintomi, frequenza e durata.

Esistono poi anche attacchi paucisintomatici, cioè attacchi in cui si ha una parte dei sintomi del panico ma senza arrivare all’attacco vero e proprio. Chi manifesta attacchi con sintomi paucisintomatici, ha comunque avuto precedenti di attacchi di panico completi.

In genere gli attacchi di panico sono più frequenti in momenti di particolare stress. Alcune situazioni particolari possono innescare un attacco di panico che può poi sfociare in Disturbo da attacchi di panico, per esempio:

  • la perdita di una persona importante
  • la malattia di una persona importante
  • la separazione
  • l’essere vittima di una qualche forma di violenza
  • problemi lavorativi ed economici

Coloro che hanno avuto la sfortuna di provare un attacco di panico, pare circa 10 milioni di italiani, li descrivono come un’esperienza orribile e devastante. In particolare tutti  ricordano perfettamente il primo attacco da cui restano traumatizzati a tal punto da sviluppare una profonda paura di un nuovo attacco.

Dal primo episodio di panico è facile quindi cadere nel disturbo da attacchi di panico, spesso più per la paura di un attacco che per il concreto rischio che un altro attacco si manifesti. La paura innesca un circolo vizioso che spesso porta con se un altro disturbo: l’agorafobia cioè la paura degli spazi aperti, in pratica la paura di ritrovarsi preda di un attacco di panico in un luogo in cui non possiamo ricevere un aiuto o fuggire.

Questa paura porta chi soffre di attacchi di panico a chiudersi in casa ed al limitare il più possibile le uscite evitando per esempio di viaggiare, di guidare l’auto, di stare in luoghi affollati, in coda e via dicendo.

Il disturbo da attacchi di panico è caratterizzato da attacchi ricorrenti e inaspettati intervallati da un periodo di ansia di ripresentazione di un altro attacco, si vive in pratica nella costante, timorosa attesa di un altro episodio.

Evitare luoghi e situazioni diviene quindi il modus operandi di chi soffre di attacchi di panico, ciò comporta un cambiamento nelle abitudini di vita non solo della persona che soffre di panico ma anche di tutti i familiari che si trovano costretti ad accompagnarlo ovunque. Ne deriva una profonda frustrazione che spesso porta ad un depressione secondaria.

Diagnosi e cura del DAP

La diagnosi di DAP, disturbo da attacchi di panico, viene effettuata dal medico dopo aver valutato il paziente, ma per poter parlare di DAP si devono essere verificati almeno due attacchi di panico inaspettati.

Dal disturbo di panico si può e si deve guarire.

La cura del DAP avviene attraverso:

  • la psicoterapia
  • la cura farmacologica

Psicoterapia 

La forma di psicoterapia che si è dimostrata più utile nella cura degli attacchi di panico con o senza agorafobia è quella cognitivo-comportamentale.

Si tratta di una psicoterapia in genere di breve durata con incontri settimanali, in cui il paziente è coinvolto attivamente nella risoluzione del problema. Il primo obbiettivo è portare il soggetto a ritrovare la libertà di muoversi in maniera autonoma imparando a padroneggiare il panico. Nella prima fase di terapia il terapeuta insegna al paziente, attraverso apposite tecniche, come affrontare nel modo giusto gli attacchi di panico in modo da imparare a governarli e interrompere il circolo vizioso del disturbo.

Solo in un secondo momento il terapeuta lavorerà sulla storia del paziente per capire quali eventi o traumi lo hanno reso vulnerabile. Tali eventi verranno poi elaborati emotivamente per arrivare ad un loro superamento definitivo. 

A grandi linee queste tecniche sono mirate a:

  • modificare i pensieri catastrofici automatici (sverrò, morirò ecc) per far si che il paziente arrivi a  non aver più paura delle sensazioni fisiche ansiose
  • superare la tendenza all’evitamento di situazioni e sensazioni fisiche temute e il comportamento protettivo come per esempio il farsi accompagnare o non uscire mai senza ansiolitico o cellulare.
  • aumentare la capacità di accettare emozioni negative tramite tecniche di rilassamento.

La comunità scientifica ritiene la psicoterapia cognitivo comportamentale la cura più efficace per il disturbo da attacchi di panico.

Farmaci

La terapia farmacologica per gli attacchi di panico e l ‘agorafobia è costituita da due tipi di farmaci: antidepressivi e benzodiazepine

La terapia farmacologica è tuttavia sconsigliata come trattamento unico poiché questi farmaci rischiano di creare dipendenza e limitarsi a tamponare la sintomatologia senza risolvere il disturbo. I farmaci andrebbero quindi abbinati alla psicoterapia.

La mia esperienza personale

Il mio disturbo da attacchi di panico è sempre stato considerato dai medici anomalo sotto molti punti di vista.

Innanzitutto è stata anomala l’età dell’insorgenza, ho infatti avuto il primo attacco all’età di 11 anni, la durata, oltre 30 anni, la modalità di guarigione, quasi da un giorno all’altro in seguito ad un cambiamento totale di vita. Altra anomalia il fatto che nonostante soffrissi in maniera intensa di DAP riuscivo a stare su di un aereo anche molte ore e comunque a viaggiare purché non da sola.

Avendo avuto il primo attacco in così giovane età potete immaginare come il panico abbia inciso su tutta la mia vita.

Il primo attacco lo ricordo benissimo. Era domenica ed ero in casa con mia madre, non mi sentivo bene, avevo un forte mal d’orecchi. Mi sono alzata dal letto per andare a bere un bicchiere d’acqua ed all’altezza del frigorifero mi sono sentita strana, ovattata, sospesa, come su di una nuvola. Ho iniziato a scivolare lentamente a terra ed ho chiamato mia madre che ovviamente si spaventò molto. Chiamammo la guardia medica che mi visitò senza trovare nulla di anomalo, si pensò allora ad un problema legato all’orecchio, chissà forse fu davvero così ma per me quello è stato il mio primo attacco di panico. Rimasi a letto per circa una settimana poiché non appena provavo ad alzarmi mi riprendeva quella stessa sensazione, col senno di poi capii che era la famosa paura di ripresentazione.

Dopo quell’episodio stetti bene per alcuni mesi, poi il panico si ripresentò di nuovo una domenica pomeriggio. In quel caso a scatenarlo fu forse il dover dire addio ad una mia amica d’infanzia che si sarebbe trasferita per sempre in una città lontana. Stesse sensazioni e di nuovo a letto per una settimana. 

Dopo quel secondo episodio furono fatti accertamenti di ogni tipo ma non emerse nulla. Ancora non si conosceva il DAP

Trascorsi l’adolescenza tra un attacco e l’altro, alle volte erano più frequenti, altre lasciavano un po di tregua. Riuscii comunque a portare a termine gli studi fino al diploma magistrale. Non andai invece all’università per paura di prendere un treno da Carrara a Pisa da sola, vi rendete conto? Cercai comunque di vivere il più possibile una vita normale, sposandomi ed avendo una bambina. 

Come ho già detto stranamente viaggiavo (ovviamente mai da sola), cosa anomala come mi disse una psicologa da cui fui in cura per molti anni. Lei interpretò “questa anomalia” come un bisogno di fuga. Non ho mai capito da cosa in realtà, qualcosa di inconscio o di rimosso che non saprò mai.

Attorno ai 30 anni arrivai per un lungo periodo a non andare più al ristorante, al cinema, in pizzeria, su mezzi pubblici. Alle volte mi capitava di andare al supermercato per forza di cose, ma era una tortura e così ideai un mio modo particolare di fare la spesa: lasciavo il carrello o il cestino nei pressi di una cassa e facevo la spola dagli scaffali così da essere vicina all’uscita il più spesso possibile e poter fuggire velocemente nel caso di un attacco. 

Nella mia esperienza con il DAP il sintomi più intensi erano la derealizzazione, la depersonalizzazione e il senso di sbandamento. Era come se, all’improvviso, tutto attorno a me perdesse la materialità, mi sentivo ovattata come in un sogno e non più in grado di muovermi tanto che mi aggrappavo a ciò che avevo vicino e non me ne staccavo fino a che l’ attacco non passava.  Ovviamente sentirsi cosi strani all’improvviso non è una bella sensazione e da lì partivano poi sintomi quali palpitazioni sudorazioni, senso di soffocamento, vampate di calore e parestesie.

Seguii molti percorsi di psicoterapia ed molte furono anche le cure farmacologiche, entrambe mi diedero un qualche sollievo temporaneo ma il panico restava il principale protagonista della mia vita.

Non ho idea di cosa accadde un giorno, so solo che ad un tratto la mia mente prese piena coscienza che quella non era vita ma una prigionia, e che tanto valeva farla finita o cambiare completamente. Non so se fu un caso o furono alcune mie piccole, ed all’apparenza insignificanti scelte quotidiane, ad innescare il meccanismo di liberazione ma da lì a due mesi si crearono alcune circostanze per cui la mia vita cambiò radicalmente e quel cambiamento portò alla mia completa guarigione, così da un giorno all’altro letteralmente!

In base alla mia esperienza posso dire che sicuramente nel mio caso vi era un forte componente storico emotiva, vi erano nodi da sciogliere nella mia vita e solo dopo averli sciolti sono riuscita a guarire completamente. Ma quei nodi non è facile ne trovarli, ne tanto meno sciogliergli, penso sia anche molto questione di fortuna. Io sono stata fortunata ma se ne sono uscita dopo averne sofferto per 30 anni penso che uscire dal panico è possibile per chiunque!

Insomma, adesso capirete perché sono così fissata con la libertà, con il realizzare il mio mondo libero che non è solamente un blog ma anche una storia ed una scelta di vita, come avevo spiegato in questo vecchio articolo:

Il Mio Mondo Libero: un blog, una storia, una scelta di vita

Scrivere questo articolo mi ha fatto bene, mi ha ricordato che se sono stata in grado di uscire dal vortice del panico sono in grado di affrontare qualsiasi prova, mi ha ricordato che sono una dura e che la situazione del momento non deve abbattermi perché in me ho tutta la forza necessaria per affrontarla. Anzi sono certa ne uscirò più forte e determinata di prima.

Spero che questo articolo possa essere utile a chi sta affrontando “il mostro” del DAP, se  lo avete trovato utile potete condividerlo! A presto!!

Articolo di ©Sabrina Musetti, riproduzione vietata. 

Per qualsiasi informazione potete contattarmi:

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