La difficoltà di concepire l’idea di Libertà. Guest post di Grazia Longo

Idea di libertà,

Ieri scorrendo Facebook mi sono imbattuta in un post che mi ha colpito molto, il tema era la libertà o meglio la difficoltà che molti hanno nel concepire la scelta e l’idea di LIBERTA‘.

In una società manipolata, incasellata, ingabbiata in  cui  ti inculcano fin da piccoli un’idea sbagliata di libertà ( che coincide con l’avere) così da renderti inconsapevolmente schiavo, chi è davvero libero viene additato come folle e malato.

Non avete idea di cosa mi è stato detto quanto ho manifestato la mia idea di vivere in camper… (che poi nell’immediato non mi è possibile ma l’idea non è stata mica abbandonata!)

In ogni caso per fortuna c’è ancora qualcuno che riesce a scostare il paraocchi che ci danno in dote da piccolissimi, leggete il pensiero di Grazia, una ragazza di 22 anni… Forse qualche speranza per il futuro c’è ancora!

 

La difficoltà di concepire l’idea di LIBERTA’

Venendo a contatto con i randagi del nostro territorio, ho ben presto compreso quanto fosse difficile concepire – per l’occidentale medio – l’idea di “LIBERTÀ”.

Appena avvistano un cane libero, il primo pensiero è “povero cane”. Magari lui sta lì che si lava o sdraiato al sole e la pietà pervade improvvisamente chi gli sta di fronte. Il secondo pensiero è “dovrebbe avere una casa, una famiglia”, il terzo pensiero “cibo” e così via.

Racchiudiamo quell’anima in una prigione dorata, piccola, stretta per lui che ha sempre vissuto libero. Capisco questi ragionamenti, perché anch’io ci pensavo, pensavo che un cane libero fosse necessariamente in pericolo per la strada, “e se…”, “e se magari…”, etc. E certamente mi sbagliavo.

Beh, qualche giorno fa è successo che una viandante si è affacciata al mio paese.

Il primo pensiero dei mie concittadini è stato aiutare, dare acqua, cibo, un posto caldo dove dormire, una sistemazione, anche qui con benevolenza abbiamo cercato di imprigionare un’anima libera.

Lei ha gentilmente rifiutato ogni forma di aiuto, come in genere succede anche per i cani randagi (alcuni non vogliono vivere in casa). Lei vuole vivere così, libera, con le sue poche cose e la sua dignità.

Ecco, alcuni si sono persino indignati, per il fatto che non abbia accettato le loro offerte, alcuni l’hanno additata come pazza, altri hanno riso di lei, altri hanno cercato di capire se avesse qualche disturbo mentale.

Non ha accettato una casa? Non ha accettato cibo caldo? Non ha accettato i comfort di una vita in comunità?
No. Ciò non le toglie la dignità del suo essere persona, è una apolide, è una viandante, è una clochard, è una pazza, è malata, ma prima di tutto è una persona, un essere vivente.

Lei ha deciso liberamente di vivere così. Ed è questa libertà che ha sconcertato e, in un certo qual modo, spaventato chi l’ha incontrata.

Hanno monitorato i suoi movimenti, le hanno scattato foto (chi sono i veri pazzi?), mentre lei nella semplicità e nella libertà viveva a modo suo. A modo suo.

Questo molti non lo capiranno, troppo invischiati nella loro routine, accecati dal “buon senso” sociale: le differenze, la diversità sono ricchezze.

L’inclusione non è una gabbia, ma accettazione e assimilazione, è condivisione, è cultura di noi stessi e dell’altro.

Invece la nostra cultura è un palazzo fatiscente e senza basi solide, dove un nuovo mattone può smontare la convinzione comune di essere i soli portatori di verità.

Il diverso è scioccante, la libertà è spaventosa, ma se smettessimo di provare pietà e iniziassimo a rispettare la diversità e la libertà di ciascun INDIVIDUO (non solo specie, non solo popoli) potremmo costruire una società giusta, egualitaria, libera!

 

Testo di ©Grazia Longo, riproduzione vietata senza citare la fonte.

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